Da Lama dei Peligni per anello Cima dell’Altare
- 07-08-2022
Descrizione escursione:
Dove spazio e tempo si intrecciano tra loro, dove il cammino sembra interminabile e in ogni situazione la Montagna Madre inebria qualsiasi persona venga a metterci il piede, dall’assiduo frequentatore o da colui che la scopre per la prima volta; la Majella affascina chiunque e sempre! In questa occasione siamo andati a cercare la parte meno frequentata o meglio dire il versante più selvaggio, per scoprire nuovi aspetti e consolidarne degli altri, per respirare quella voglia di particolare e restarne coinvolti pienamente. Il versante orientale è un qualcosa di meraviglioso e studiando affondo ogni suo dettaglio, abbiamo rivolto i nostri interessi verso Lama dei Peligni. Questa piccola località di montagna in provincia di Chieti in Abruzzo fa parte della Comunità montana Aventino-Medio Sangro. Il paese, noto ai naturalisti come il paese dei camosci, si trova in un’area floro-faunistica di particolare interesse e spesso meta per soggiorni rilassanti immersi nella natura, a ridosso delle alte cime del comprensorio della Majella. Qui tra la sua unicità abbiamo deciso di intraprendere la nostra escursione. Nei pressi della pineta, proprio sopra il piccolo abitato, abbiamo lasciato la nostra auto nel grande parcheggio prima della sbarra che limita l’accesso verso la parte alta del bosco. La giornata è calda e al solito, preparati a dovere, ci mettiamo in cammino sul sentiero Cai N°H4 che conduce direttamente al Rifugio Fonte Tari’. La salita inizialmente si addentra nel bosco e man mano che ci si alza si inizia a vedere la conformità vera e propria della Majella. Il primo tratto scorre principalmente con il panorama rivolto a valle con Lama dei Peligni che appare sotto di noi nel suo modo migliore. Ultimi tornanti a salire e iniziamo a scorgere il rifugio Fonte Tari’. Arrivati, troviamo ad accoglierci diverse persone e il suo storico gestore, con il quale avevano trascorso la notte lì per godere del ottimo risveglio in quota. Scambiamo due chiacchere e allo stesso tempo ci invita a visitare il rifugio anche al suo interno. L’ambiente è rustico ma accogliente allo stesso tempo e con tutto il necessario per pernottare in tranquillità e sicurezza. Di certo questo tipo di strutture offrono un ottimo appoggio per escursioni più lunghe, senza dover salire o scendere direttamente da o a valle. Finita la pausa e la visita, ci congediamo da loro con la speranza di tornare a argli visita. Riprendiamo a salire seguendo sempre il sentiero H4. Evitiamo il primo bivio con il sentiero Cai N°H3 che porta, scendendo, alla Grotta del Cavallone. Naturalmente le nostre ambizioni odierne sono più elevate e proseguendo per il nostro itinerario e continuando a percorrere il sentiero Cai N°H4 ci addentriamo direttamente nel cuore della nostra escursione: il Vallone di Taranta. Entrati nella valle dopo aver attraversato un lungo traverso detritico ci accorgiamo che l’ambiente che ci aspetta è piuttosto diverso dal classico stile Majella. Il Vallone di Taranta offre diversi itinerari e attacchi. Infatti salendo intersechiamo il sentiero Cai N°H6 che sale direttamente da Taranta Peligna o dal medesimo rifugio. Inoltre, per i meno allenati, è a disposizione anche la storica “Cestovia” che conduce proprio alla base della Grotta del Cavallone o all’inizio del valle. “In Europa, di cestovie, ne rimangono attive solamente quaranta e nel giro di pochi anni scompariranno. Le cestovie son dei veri e propri cestini che, in coppia, ti permettono di attraversare il Vallone di Taranta e di fare ingresso, con riverente lentezza, ai piedi della salita alla Grotta, scavata nella roccia nel 1894. Lungo il percorso non smetterai di guardarti intorno e di odorare i profumi di montagna; non smetterai di stupirti, della potenza della Montagna Madre, della grandezza e della libertà dei rapaci che la sorvolano, dei colori del cielo e della forma delle nuvole; non smetterai di desiderare di arrivare in cima e respirare forte.” Continuando a salire incontriamo il bellissimo fontanile a pompa accuratamente restaurato che offre un’ottimo punto di sosta per la salita successiva che si inerpica verso l’Altare dello Stincone Mt. 2413 s.l.m. Dopo il fontanile, superate alcune roccette, la valle si apre in maniera maestosa e lo “sperone” della cima dello Stincone si erge a noi come un monumentale bastione di un castello medioevale. L’immensità montuosa che attraversiamo è unica e il lato selvaggio di questo parco si manifesta proprio in queste circostanze ambientali. Si comincia a manifestare sempre più il classico stile lunare tipico della Majella, che ci avvolge appieno proseguendo verso la cima dello Stincone. Arrivati in cima il tutto aumenta sensibilmente e lo scenario a 360° è incredibile. La vetta è un altare infinito tra rocce e affacci vertiginosi e ci risulta d’obbligo restare qualche istante ad ammirare lo spettacolo che ci circonda. Da qui proseguiamo per alcuni istanti verso Nord con in faccia il Monte Amaro Mt. 2793 s.l.m. ( Traversata Monte Amaro – Bivacco Pelino ) e la cupola del bivacco Pelino, prima di seguire a vista la traccia che, attraversando il Piano Amaro ci condurrà direttamente in vetta alla Cima dell’Altare Mt. 2542 s.l.m. L’altro duemila di giornata è a vista e raggiungerlo non comporta grosse difficoltà. Anche qui, a 2542 mt. di quota il panorama non si fa attendere. Solo alcune nuvole passeggere lasciano spazio alla nostra immaginazione per colmare la reale visione dell’intera zona. Sotto di noi la Valle dello Stincone si scopre parzialmente, invece di fronte la Valle di Macchia Lunga si mostra con maggiore chiarezza. Valle Cannella, Valle delle Mandrelle e le varie cime sembrano abbracciarci in un vertiginoso contesto di questa grande Montagna Madre. Qui si trova veramente la pace e in piena tranquillità si apprezzano molti aspetti dell’andare in montagna. Sosta meritata, ristoro d’obbligo e con il solito spirito d’avventura riprendiamo a camminare dirigendoci verso ultimo duemila di giornata: Cima di Colle d’Acquaviva Mt. 2200 s.l.m. Qui il sentiero, non proprio visibile, percorre il crinale di cresta senza grosse difficoltà e in un continuo susseguirsi di sali e scendi in un ambiente senza nulla a che vedere con la “civiltà” di montagna, arriviamo sulla cima di Colle d’Acquaviva. La vetta sovrasta il vallone di Taranta e il relativo sentiero Cai N°H6 percorso all’andata. Ora iniziamo il rientro con buon passo, dato che sopra alla cupola del Monte Amaro le nubi cominciano a stringersi tra loro come preludio di un classico temporale estivo. La discesa interminabile sviluppa in noi grande impegno e fino a quando non arriviamo a toccare il sentiero più battuto H3 prima e H4 poi il nostro rientro non è dei migliori. Arrivati nuovamente al Rifugio Fonte Tarì, che ha concluso di certo la sua giornata di apertura, continuiamo a scendere verso il parcheggio di Lama dei Peligni. Alla fine con una discesa di 2 ore e oltre 1400 mt di dislivello, che non ha ci di certo rilassato, siamo nuovamente alla macchina concludendo un anello che non a eguali per dislivello e distanza, ma che ci ha regalato un nuovo aspetto della Montagna Madre, forse quello più selvaggio.
Dati escursione:
Traccia Gps tramite Wikiloc: Da Lama dei Peligni per anello Cima dell’Altare
Punto di inizio escursione:
- Lunghezza complessiva: 25.1 Km
- Tempo di percorrenza: 9 ore
- Quota partenza: Mt 810
- Quota Arrivo: Mt 2413/2542
- Grado escursione: EE
- Dislivello Salita: Mt 2193
- Dislivello Discesa: Mt 2216
- Previsione meteo: Cielo prevalentemente sereno con nubi sparse ma temperature nella media stagionale.
Foto